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La brutalità delle politiche trumpiane tra guerra interna ed estera

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In studio con Silvia Baraldini riflettiamo sulle molteplici implicazioni della politica interna ed estera della seconda amministrazione Trump: politiche migratorie e raid dell'ICE con relative mobilitazioni di protesta; manifestazioni pro-Gaza e repressione all'interno delle Università; sostegno a Israele nel genocidio a Gaza e frizioni tra componenti MAGA e NeoCon nell'attacco all'Iran. Donald Trump, però, non costituisce un'eccezione ma rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso, che ha visto il conflitto razziale e le discriminazioni negli USA come il sintomo più evidente delle crisi cicliche del sistema capitalista.

L'Italia in guerra

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In vista delle mobilitazioni contro il riarmo di sabato 21 giugno, in una corrispondenza con Antonio Mazzeo,riflettiamo innanzitutto sulle politiche dissennatamente poste in atto dall'Unione Europea attraverso il piano ReArm Europe.

Affrontiamo poi il tema del coinvolgimento diretto dell'Italia nell'escalation del conflitto portato da Israele in Iran, soprattutto perché, a partire dal 13 giugno, si è registrato un intensificarsi dei decolli di grandi aerei spia della US AirForce in direzione dello spazio aereo prossimo a Israele e al Libano; documentato anche il trasferimento di numerosi aerei-cisterna statunitensi in diverse basi aeree europee, tra cui quella di Aviano.

Ci concentriamo infine sulla vicenda più emblematica dell'ipocrisia del diritto internazionale, ovvero quella del nucleare israeliano; mai dichiarato, mai soggetto ad ispezioni, perché Israele non ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare, a differenza dello stato iraniano.

Contaminazione in Iran. Silenzio sulle bombe atomiche di Israele

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In una corrispondenza con Giorgio Ferrari, analizziamo i diversi aspetti collegati all'attacco di Israele nei confronti dell'Iran: dal ruolo ambiguo dell' AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica), alle modalità di dotazione nucleare da parte dell'Iran, ai rischi molto concreti di contamnazione a seguto dei bombardamenti israeliani, motivo per cui gli attacchi contro siti nucleari sono vietati dal diritto internazionale.

Il nostro interlocutore sottolinea con forza il segreto meglio custodito dell'epoca contemporanrea, ovvero la dotazione di armi nucleari da parte di Israele.

In Iran quasi mille esecuzioni capitali nel 2024

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A Teheran il boia non va mai in vacanza. Almeno 975 esecuzioni sono state portate a termine in Iran nel 2024, la maggior parte delle quali tramite il brutale metodo dell’impiccagione

Si tratta della percentuale più elevata di sempre, un'escalation spaventosa nel ricorso alla pena di morte a fronte di dati che parlano di un aumento del 17% rispetto alle 834 esecuzioni registrate nel 2023.

Secondo il rapporto di IHRNGO c’è stato un forte aumento» nel numero di esecuzioni registrate dopo le elezioni presidenziali e l’arrivo di Masoud Pezeshkian alla guida del Paese nella seconda metà dello scorso anno. E il rapporto è solo una fotografia parziale della realtà.

Le carceri iraniane sono ancora piene

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A qualche giorno dalla liberazione di Cecilia Sala arrivano le cifre, terribili, della detenzione politica e comune in Iran. Nel solo anno 2024 sono state eseguite oltre mille condanne a morte mentre i penitenziari di tutto il paese traboccano di detenuti e detenute.

Da Trump alla Siria, quali prospettive per la resistenza palestinese?

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ASSEMBLEA PUBBLICA DOMENICA 12 GENNAIO - PALAZZINA VESPIGNANI ALBANO – ORE 10.30

Interviene l’Unione Democratica Arabo Palestinese

A poco più di un anno dal 7 ottobre 2023, la resistenza palestinese si trova ad affrontare uno scenario politico in rapido mutamento. In 15 mesi, Israele ha ucciso decine di migliaia di persone a Gaza e nel resto della Palestina, ma ha colpito anche in Libano, Yemen, Siria, Iraq e Iran.

L’esercito sionista è penetrato nel Sud del Libano e, nel corso delle ultime settimane, anche in Siria, dove ha approfittato della caduta di Assad per oltrepassare le Alture del Golan e giungere a non molti km da Damasco. Israele colpisce la Siria fin dal 2011 ma, in questi giorni, ha bombardato il paese con forza inusitata, fino a rivendicare di aver neutralizzato gran parte degli armamenti strategici siriani.

Sebbene il fronte libanese non sia stabilizzato e le conseguenze della nuova situazione siriana debbano ancora definirsi compiutamente, questi ultimi sviluppi sembrano rappresentare un duro colpo per il cosiddetto “Asse della Resistenza”, che pare uscirne indebolito a beneficio di altri attori regionali e internazionali.

L’Iran, grande ossessione di Israele e principale sostenitore dei gruppi palestinesi, appare dunque più esposto alle ritorsioni del sionismo e dell’imperialismo atlantico. Il prossimo insediamento di Trump negli Usa rappresenta un ulteriore campanello d’allarme in questo senso.

La prima presidenza Trump era stata caratterizzata dallo stralcio dell’intesa con l’Iran sul nucleare civile e dagli “Accordi di Abramo” tra Israele e una serie di paesi arabi (Emirati, Bahrein, Sudan, Marocco). Nelle intenzioni di Tel Aviv, quegli accordi erano funzionali a un rimodellamento complessivo dell’Asia occidentale, volto a favorire il consolidarsi di una rinnovata egemonia israeliana e ad annichilire le rivendicazioni palestinesi.

Benché molte cose siano cambiate da allora, questo è il principale obiettivo che Israele continua a perseguire anche oggi. Un obiettivo che lo Stato sionista non è ancora riuscito a raggiungere, nonostante il genocidio in atto.

Pur duramente colpite, infatti, le organizzazioni palestinesi continuano a combattere senza tregua, a Gaza e in tutta la Palestina. Come a Jenin, in Cisgiordania, dove affrontano, proprio in questi giorni, gli attacchi militari dell’Autorità Nazionale Palestinese, ansiosa di attestarsi come partner affidabile di Israele e USA per la gestione postbellica di Gaza.

I palestinesi e le palestinesi non hanno altra scelta se non quella di proseguire la lotta contro un progetto colonialista che vorrebbe negare la loro stessa esistenza. Da parte nostra, dobbiamo interrogarci su quale sia il modo migliore per continuare a costruire, nelle nuove condizioni politiche, il movimento di solidarietà con la loro resistenza popolare, a partire dai nostri territori.

CASTELLI ROMANI PER LA PALESTINA

Gli attacchi in Libano degli ultimi giorni e la situazione dell'area

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Proponiamo un aggiornamento con il giornalista Mauro Pompili da Beirut sugli attacchi sul Libano degli ultimi giorni e la drammatica situazione della popolazione, allargando poi lo sguardo a tutta l'area.

Segue l'intervento di un compagno palestinese